La Valle Camonica, situata in Lombardia, è una regione ricca di storia e cultura. La sua fama è dovuta, in particolare, all'arte rupestre, che risale al Neolitico e al Calcolitico. Tuttavia, la valle è anche nota per le sue leggende e superstizioni, tra cui quelle che riguardano le streghe.
Le streghe della Valle Camonica sono figure misteriose e affascinanti, secondo la tradizione si riunivano nelle notti di luna piena per partecipare a riti magici e celebrare il culto della natura. Erano dotate di poteri soprannaturali, come la capacità di volare, di trasformarsi in animali e di lanciare maledizioni.
Erano temute e rispettate dalla popolazione locale. Si credeva che fossero in grado di causare disastri naturali, come tempeste e epidemie. Erano anche considerate responsabili di eventi negativi, come la morte di animali o di persone.
La caccia alle streghe è stata un periodo oscuro della storia europea, che si è verificato principalmente tra il XV e il XVIII secolo. Durante questo periodo, migliaia di persone, in gran parte donne, furono accusate di praticare la stregoneria e sottoposte a persecuzioni e processi legali spesso ingiusti.
Le cause di questa caccia alle streghe furono molteplici. Si può attribuire in parte alla paura collettiva e alla superstizione dell'epoca. L'Europa era in un periodo di profondi cambiamenti sociali, politici e religiosi, e la paura del diavolo e delle forze demoniache era molto diffusa. L'Inquisizione cattolica, creata per perseguire l'eresia religiosa, si estese anche alla caccia alle streghe. Inoltre, problemi economici come carestie e epidemie venivano spesso attribuiti a presunte streghe, che venivano accusate di praticare la stregoneria per causare danni alle comunità.
I processi erano spesso caratterizzati da un'enorme ingiustizia. Le donne erano le principali vittime di questa persecuzione, ma anche uomini e bambini potevano essere accusati. Le presunte streghe venivano arrestate e sottoposte a interrogatori e torture per ottenere confessioni. Le confessioni spesso includevano dettagli fantastici e irreali su incontri con il diavolo, il volo su scope e l'uso di pozioni magiche.
Le punizioni per le streghe condannate variavano, ma spesso includevano l'impiccagione, il rogo o l'annegamento.
I processi alle streghe erano spesso spettacoli pubblici, in cui la popolazione assisteva all'esecuzione come avvertimento. La caccia alle streghe ha provocato la morte di migliaia di persone innocenti e ha lasciato un segno indelebile nella storia europea. Alla fine del XVII secolo e all'inizio del XVIII secolo, queste pratiche iniziarono a declinare, in parte a causa del cambiamento delle opinioni culturali e dell'illuminismo, che portarono a una maggiore razionalità e scetticismo verso la stregoneria.
Queste figure soprannaturali, sono ancora presenti nella cultura popolare e sono protagoniste di numerose leggende e racconti, che vengono tramandati di generazione in generazione, anche nella Valle Camonica.
Nel caso della Val Camonica ci furono due persecuzioni ben distinte:
Prima persecuzione (1505-1511)
Il 23 giugno 1505 presso Cemmo vi fu un rogo di sette donne ed un uomo. Nel 1510 presso Edolo vi fu un rogo di 60 streghe, condannate dal vescovo di Brescia Paolo Zane, arse con l'accusa di aver arrecato siccità e fatto ammalare uomini e animali con i loro sortilegi. Nell'agosto del 1511 Giorgio da Casale, professore dell'ordine dei Frati Predicatori, ottiene da papa Giulio II l'incarico di inquisitore a Brescia e a Cremona. Questa nomina viene ricordata anche nel breve di papa Adriano VI Dudum, uti nobis del 10 luglio 1523, nel quale il pontefice si sofferma sulle difficoltà incontrate dall'inquisitore nel portare avanti i processi "nei detti luoghi deputati al suo ufficio" a causa dell'opposizione di "taluni, tanto ecclesiastici quanto laici".
Seconda persecuzione (1518-1521)
Nei primi mesi del 1518 approdano in Valle e fissano la loro dimora nelle cinque pievi camune altrettanti inquisitori: don Bernardino de Grossis a Pisogne, don Giacomo de Gablani a Rogno, don Valerio de Boni a Breno, don Donato de Savallo a Cemmo e don Battista Capurione ad Edolo. Essi sono inviati dal vescovo Paolo Zane e coordinati dal vice inquisitore fra Lorenzo Maggi. Tra giugno e luglio del 1518 vennero arse tra le 62 e le 80 streghe (tra cui 20 uomini). Subiscono la condanna a morte anche tre personaggi di spicco della società stregonesca: tale Agnese "capitana delle fattucchiere", messer Pasino "cancelliere del Tonale" e un tale anonimo che era il corriere del primo in Francia e Spagna. Il 31 luglio si impone il blocco dell'inquisizione nella valle.
Le leggende sulle streghe della Valle Camonica
Ecco alcune delle leggende più famose sulle streghe della Valle Camonica:
- La leggenda della strega di Montecampione: si dice che la strega abiti in una grotta sulle vette del monte. Di notte, si riunisce con altre streghe per partecipare a riti magici. Si dice che sia in grado di lanciare maledizioni e di causare disastri naturali.
- La leggenda della strega di Pontedilegno: si narra che la strega sia una donna giovane e bella. Di notte, si trasforma in una fata malvagia e si diverte a fare scherzi agli esseri umani. Si dice che abbia rapito un bambino e che lo abbia rinchiuso in una torre.
- La leggenda della strega di Edolo: donna solitaria e misantropa vive in una capanna in mezzo al bosco. Si dice che sia in grado di leggere il futuro e di preparare pozioni magiche.
Nonostante la fine della caccia alle streghe, le leggende e le superstizioni sulle streghe della Valle Camonica sono sopravvissute fino ai giorni nostri: queste leggende sono un patrimonio culturale che testimonia la storia e le tradizioni della valle.
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